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mercoledì 20 aprile 2011

LEGA NORD: UN PARTITO CON LICENZA DI ODIARE


Documento politico approvato dal direttivo del Circolo sui rapporti tra PD e Lega.

Nei giorni scorsi su Repubblica.it sono stati riportati gli stralci delle lettere pubblicate dal quotidiano "la Padania". Parole che ci hanno lasciato sgomenti: “Ma vadano a fare in culo immigrati, profughi, clandestini e tutto il governo!”, “Non riesco ad addolorarmi troppo per le continue perdite di vite umane”, “Sarebbe ora di chiamare questa gente con il loro vero nome: delinquenti comuni”, “Quando sento l’insistente sproloquio sulla integrazione della invasione nord africana mi vengono disfunzioni ormonali di giramenti di zebedei”. “Cosa vengono a cercare in Italia questi spavaldi giovani dai modi così arroganti e baldanzosi?”, “Mano pesante, sorveglianza armata, con l’ordine di fare fuoco”.
Dai massimi dirigenti leghisti, poi, sono venute dichiarazioni ancor più incendiarie, fino alle deliranti dichiarazioni di Roberto Castelli e Francesco Speroni che hanno ipotizzato l'uso delle armi contro i migranti che arrivano a Lampedusa.
Dopo aver letto queste sconcezze sorge spontanea una domanda. Cosa succederebbe se "l'Unità", pubblicasse delle lettere in cui i lettori elogiano la lotta armata delle BR o plaudono ai crimini di Stalin? e cosa succederebbe se Bersani o D'Alema proponessero di abbattere Berlusconi con la forza delle armi? Presumibilmente un, giusto, putiferio.
Gli unici che sembrano avere una totale licenza di parola, di insulto e di odio sono, invece, i leghisti. Ministri, deputati, senatori, sindaci, assessori e semplici militanti della Lega possono dire letteralmente ciò che viene loro in mente senza che nessuno si indigni. Le affermazioni e i gesti più orribili dei leghisti vengono immediatamente derubricati a folklore senza importanza.
Sarebbe opportuno cominciare a riflettere seriamente sui guasti che questa martellante campagna d'odio razziale che la Lega porta aventi da vent'anni, ha prodotto nel tessuto sociale del nostro Paese. Il più becero e volgare discorso da bar, presentato come espressione autentica della volontà popolare, è stato trasformato in discorso politico. Frasi gonfie di odio razziale che presso altre società più democratiche fanno parte solo del vocabolario degli Skinhead qui sono pronunciate senza batter ciglio dai massimi esponenti leghisti.
Bisogna capire che le parole sono come pietre, che si sedimentano, giorno dopo giorno, nell'animo di un popolo facendo gradualmente sembrare normale quello che fino a qualche anno prima consideravamo aberrante. Insultare la nostra bandiera, abbandonare le aule delle assemblee rappresentative quando viene intonato l'Inno di Mameli, pronunciare frasi offensive e sprezzanti contro gli italiani del Sud o gli immigrati stranieri, proporre l'istituzione di eserciti regionali, decorare con simboli leghisti una scuola pubblica, inneggiare apertamente alla secessione.
A fronte di tutto questo rileviamo che il nostro partito sembra spesso far fatica a comprendere la potenziale carica eversiva e involutiva che la Lega rappresenta. Anzi in certi casi pare che il PD voglia rincorrere la Lega, specialmente sul tema immigrazione. L'immigrazione è una questione epocale che pone enormi problemi ma non possiamo inseguire i leghisti nella loro propaganda che fa di ogni migrante un criminale. Dobbiamo avere la capacità e la lucidità di far capire che l'immigrazione non è riconducibile a un problema di ordine pubblico come afferma Maroni, ma una questione da affrontare utilizzando la ragione e il pragmatismo. Non possiamo adottare una politica sull'immigrazione dettata dell'ideologia..
Dobbiamo anche avere la forza di denunciare come la propaganda leghista anti-immigrati, concentrando l'attenzione dei cittadini del Nord sulla presunta invasione di migranti ha fatto perdere di vista, in tutti questi anni, la vera invasione che si è abbattuta sulle nostre regioni: quella delle mafie e in particolare della 'ndrangheta che ha profondamente colonizzato la Lombardia nell’assoluta
Siamo, più in generale perplessi, riguardo la "strategia dell'attenzione" che il PD sembra, talvolta, mostrare verso la Lega, nella speranza che Bossi possa abbandonare Berlusconi. L'alleanza tra Bossi e Berlusconi è un patto cinico tra due persone totalmente disinteressate al bene dell'Italia: l’uno pensa solo ai suoi interessi e l’altro agli interessi della cosiddetta Padania di cui continua a volere l'indipendenza. Solo Berlusconi, quindi, può dare alla Lega ciò che la Lega realmente vuole: l'indipendenza. Un'ipotetica alleanza con la Lega, invece, sarebbe per il PD totalmente priva di senso che ci porterebbe a un conflitto insanabile con i democratici del Sud, non ci farebbe guadagnare un solo voto al Nord e ci esporrebbe alla, giusta, critica di aver stretto accordi con una forza politica esplicitamente razzista ed eversiva. L'unica a crescere sarebbe, ancora una volta la Lega, che approfitterebbe della situazione per accumulare, a nostre spese, altro potere.
Per quanto riguarda il federalismo si tratta di una forma di organizzazione dello stato e in quanto tale non è né buono né cattivo. Tutto dipende dal modo in cui verrà applicato. Quello che i cittadini vogliono, al di là della parola federalismo è un'amministrazione pubblica efficiente, rapida, onesta e vicina al cittadino. Non ci sembra che i decreti attuativi del federalismo approvati nei mesi scorsi siano idonei, di per sé soli, a garantire questi risultati se il livello delle classi dirigenti in Italia rimarrà quello attuale.
Ci piacerebbe che termini patrimonio della nostra cultura come “equità”, “eticità”, “legalità” diventassero centrali nel dibattito politico del nostro paese.
Per tutti questi motivi vogliamo invitare gli organi provinciali del PD ad adottare una politica di contrasto frontale verso la Lega, verso il suo linguaggio violento e volgare, verso le sue proposte eversive dell'ordine costituzionale, verso i suoi comportamenti scopertamente clientelari e verso l'occupazione delle poltrone di governo e sottogoverno a cui i seguaci di Bossi si dedicano quotidianamente.

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