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Articoli di attualità politica e non solo a carattere nazionale e locale

giovedì 28 aprile 2011

LIBIA. IL PD IMPEDISCE ALLA LEGA DI GIOCARE DUE PARTI IN COMMEDIA. BOSSI TUONA. BERLUSCONI TEME TREMONTI. CAOS NELLA MAGGIORANZA.

«La Lega non può giocare tutte le parti in commedia». Parola di Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, che insieme agli altri dirigenti del partito da giorni martella con dichiarazioni, manifesti, interventi l’elettorato del Nord per impedire che la Lega possa fare nei suoi territori dichiarazioni buone per gli elettori padani, ma senza mettere in discussione ciò che avviene a Roma. «La spada di Alberto da Giussano è dritta a Radio Padania, ma quando arriva a Roma si flette davanti a Berlusconi» ha ripetuto ieri Bersani.
L’offensiva del Pd, in atto da tempo e cominciata già sul tema delle leggi ad personam, ha messo in difficoltà il partito di Bossi. I sondaggi elettorali dicono che la base è inquieta. Le trasmissioni di radio Padania sono piene di elettori imbufaliti. Non è più possibile nascondere la realtà. Per questo le decisioni prese da Berlusconi in splendida solitudine nel confronto con il presidente francese Sarkozy hanno avuto l’effetto del sale sulle ferite.
Il sì ai bombardamenti, il via libera a Lactalis su Parmalat, con tutto ciò che ne seguirà per i produttori di latte italiani, la brutta figura fatta fare a Tremonti: Umberto Bossi in persona ha deciso a questo punto di dare l’altolà. E quando il capogruppo alla Camera Reguzzoni ieri ha tentato di minimizzare, è intervenuto il ministro Roberto Maroni per dire che sulla evoluzione dell’impegno italiano in Libia ci vuole un voto.
Anche le opposizioni si sono orientate a chiedere un voto: il mandato già approvato dal Parlamento era sufficientemente ampio, ma le divisioni all’interno della maggioranza non consentono più di fare passi avanti in un impegno militare senza chiarezza. Il Pd ha cominciato a pensare ad una sua mozione. A questo punto, se la Lega manterrà la sua impostazione, il governo rischia una spaccatura pericolosa per la propria esistenza: Se la Lega accetterà la linea di Berlusconi, Bossi e compagni rischiano di pagare un prezzo pesante perché verrebbero visti dai propri elettori come dei “quaquaraquà”, per usare la parola che ieri ha buttato lì presidente del gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro.
Le difficoltà nella maggioranza non sono dunque di poco conto. La Lega mantiene per ora una posizione dura. Berlusconi teme la vendetta di Tremonti (Titolo a tutta pagina oggi su Il Giornale). Il presidente è stato costretto addirittura a far slittare il Consiglio dei ministri e a rinviare, insieme alle decisioni sull’intervento in Libia, l’atteso rimpasto di governo.
Il gruppo dei cosiddetti responsabili è rimasto un’altra volta a bocca asciutta. Dovrà aspettare anche Maria Grazia Siliquini, tornata a sostenere la maggioranza dopo aver lasciato il Pdl: nominata nel Cda delle Poste, ha rinunciato all’incarico perché – ha detto – interessata a completare le riforme (i maligni sostengono per l’esiguità dei compensi). Improvvisamente è stata candidata alla presidenza della Consap, posto ben più remunerato. Ma anche questa possibilità è svanita per l’opposizione della stessa Consap, dove presidente è l’ex ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio.


fonte Ufficio dei Circoli Pd

martedì 26 aprile 2011

mercoledì 20 aprile 2011

LEGA NORD: UN PARTITO CON LICENZA DI ODIARE


Documento politico approvato dal direttivo del Circolo sui rapporti tra PD e Lega.

Nei giorni scorsi su Repubblica.it sono stati riportati gli stralci delle lettere pubblicate dal quotidiano "la Padania". Parole che ci hanno lasciato sgomenti: “Ma vadano a fare in culo immigrati, profughi, clandestini e tutto il governo!”, “Non riesco ad addolorarmi troppo per le continue perdite di vite umane”, “Sarebbe ora di chiamare questa gente con il loro vero nome: delinquenti comuni”, “Quando sento l’insistente sproloquio sulla integrazione della invasione nord africana mi vengono disfunzioni ormonali di giramenti di zebedei”. “Cosa vengono a cercare in Italia questi spavaldi giovani dai modi così arroganti e baldanzosi?”, “Mano pesante, sorveglianza armata, con l’ordine di fare fuoco”.
Dai massimi dirigenti leghisti, poi, sono venute dichiarazioni ancor più incendiarie, fino alle deliranti dichiarazioni di Roberto Castelli e Francesco Speroni che hanno ipotizzato l'uso delle armi contro i migranti che arrivano a Lampedusa.
Dopo aver letto queste sconcezze sorge spontanea una domanda. Cosa succederebbe se "l'Unità", pubblicasse delle lettere in cui i lettori elogiano la lotta armata delle BR o plaudono ai crimini di Stalin? e cosa succederebbe se Bersani o D'Alema proponessero di abbattere Berlusconi con la forza delle armi? Presumibilmente un, giusto, putiferio.
Gli unici che sembrano avere una totale licenza di parola, di insulto e di odio sono, invece, i leghisti. Ministri, deputati, senatori, sindaci, assessori e semplici militanti della Lega possono dire letteralmente ciò che viene loro in mente senza che nessuno si indigni. Le affermazioni e i gesti più orribili dei leghisti vengono immediatamente derubricati a folklore senza importanza.
Sarebbe opportuno cominciare a riflettere seriamente sui guasti che questa martellante campagna d'odio razziale che la Lega porta aventi da vent'anni, ha prodotto nel tessuto sociale del nostro Paese. Il più becero e volgare discorso da bar, presentato come espressione autentica della volontà popolare, è stato trasformato in discorso politico. Frasi gonfie di odio razziale che presso altre società più democratiche fanno parte solo del vocabolario degli Skinhead qui sono pronunciate senza batter ciglio dai massimi esponenti leghisti.
Bisogna capire che le parole sono come pietre, che si sedimentano, giorno dopo giorno, nell'animo di un popolo facendo gradualmente sembrare normale quello che fino a qualche anno prima consideravamo aberrante. Insultare la nostra bandiera, abbandonare le aule delle assemblee rappresentative quando viene intonato l'Inno di Mameli, pronunciare frasi offensive e sprezzanti contro gli italiani del Sud o gli immigrati stranieri, proporre l'istituzione di eserciti regionali, decorare con simboli leghisti una scuola pubblica, inneggiare apertamente alla secessione.
A fronte di tutto questo rileviamo che il nostro partito sembra spesso far fatica a comprendere la potenziale carica eversiva e involutiva che la Lega rappresenta. Anzi in certi casi pare che il PD voglia rincorrere la Lega, specialmente sul tema immigrazione. L'immigrazione è una questione epocale che pone enormi problemi ma non possiamo inseguire i leghisti nella loro propaganda che fa di ogni migrante un criminale. Dobbiamo avere la capacità e la lucidità di far capire che l'immigrazione non è riconducibile a un problema di ordine pubblico come afferma Maroni, ma una questione da affrontare utilizzando la ragione e il pragmatismo. Non possiamo adottare una politica sull'immigrazione dettata dell'ideologia..
Dobbiamo anche avere la forza di denunciare come la propaganda leghista anti-immigrati, concentrando l'attenzione dei cittadini del Nord sulla presunta invasione di migranti ha fatto perdere di vista, in tutti questi anni, la vera invasione che si è abbattuta sulle nostre regioni: quella delle mafie e in particolare della 'ndrangheta che ha profondamente colonizzato la Lombardia nell’assoluta
Siamo, più in generale perplessi, riguardo la "strategia dell'attenzione" che il PD sembra, talvolta, mostrare verso la Lega, nella speranza che Bossi possa abbandonare Berlusconi. L'alleanza tra Bossi e Berlusconi è un patto cinico tra due persone totalmente disinteressate al bene dell'Italia: l’uno pensa solo ai suoi interessi e l’altro agli interessi della cosiddetta Padania di cui continua a volere l'indipendenza. Solo Berlusconi, quindi, può dare alla Lega ciò che la Lega realmente vuole: l'indipendenza. Un'ipotetica alleanza con la Lega, invece, sarebbe per il PD totalmente priva di senso che ci porterebbe a un conflitto insanabile con i democratici del Sud, non ci farebbe guadagnare un solo voto al Nord e ci esporrebbe alla, giusta, critica di aver stretto accordi con una forza politica esplicitamente razzista ed eversiva. L'unica a crescere sarebbe, ancora una volta la Lega, che approfitterebbe della situazione per accumulare, a nostre spese, altro potere.
Per quanto riguarda il federalismo si tratta di una forma di organizzazione dello stato e in quanto tale non è né buono né cattivo. Tutto dipende dal modo in cui verrà applicato. Quello che i cittadini vogliono, al di là della parola federalismo è un'amministrazione pubblica efficiente, rapida, onesta e vicina al cittadino. Non ci sembra che i decreti attuativi del federalismo approvati nei mesi scorsi siano idonei, di per sé soli, a garantire questi risultati se il livello delle classi dirigenti in Italia rimarrà quello attuale.
Ci piacerebbe che termini patrimonio della nostra cultura come “equità”, “eticità”, “legalità” diventassero centrali nel dibattito politico del nostro paese.
Per tutti questi motivi vogliamo invitare gli organi provinciali del PD ad adottare una politica di contrasto frontale verso la Lega, verso il suo linguaggio violento e volgare, verso le sue proposte eversive dell'ordine costituzionale, verso i suoi comportamenti scopertamente clientelari e verso l'occupazione delle poltrone di governo e sottogoverno a cui i seguaci di Bossi si dedicano quotidianamente.

25 APRILE 2011







martedì 19 aprile 2011

FESTA DI LIBERAZIONE 25 APRILE 2011

LUNEDI’ 25 APRILE
vorremmo fosse davvero una Festa densa di significato, con la consapevolezza che una buona riuscita sarà un successo per tutti e farà bene alla salute malferma del nostro Paese.
Sarà una giornata importante per noi Democratici che mettiamo i valori della Resistenza e della Costituzione al primo posto. Per questo chiediamo a tutti di esserci e di garantire la massima partecipazione, con le bandiere del PD, nonostante la coincidenza con la Pasquetta.
Alla manifestazione nazionale a Milano lunedì pomeriggio, in corteo e fino a Piazza Duomo, sarà con noi il segretario
Pierluigi Bersani.
L’appuntamento per noi del Partito Democratico è per le 14.00 in Corso Venezia all’altezza di via Palestro per poi proseguire tutti insieme in corteo percorrendo Corso Venezia, Piazza S. Babila, Corso Vittorio Emanuele fino a Piazza Duomo.
Ci vediamo a Milano. Buona Pasqua e...
Buon 25 Aprile!

lunedì 18 aprile 2011

ANNA FINOCCHIARO A VARESE


IL PD, PUR CON PROBLEMI E CRITICITA’, E’ UN ARGINE DI FRONTE A QUESTA DERIVA ED E’ IL PILASTRO PER OGNI ALTERNATIVA.

Il Partito democratico non da oggi è il pilastro della diga che impedisce a questa ondata di travolgere tutto. Nello stesso tempo è per forza di cose il pilastro di qualsiasi alternativa credibile. Insomma, pur con i suoi problemi e anche tutti i suoi punti di criticità, il Pd è la chiave della tenuta e del cambiamento. E’ stato il Pd a costruire il percorso perché la maggioranza passasse dal oltre cento deputati a qualche manciata di voti, peraltro comprati. E’ il Pd che ha tessuto la rete dei rapporti con tutte le opposizioni per reggere insieme questo momento, prendere iniziative e, quando se ne porrà l’occasione, avviare il superamento del berlusconismo. In vista della votazione sulla fiducia, il 14 dicembre, a lungo si è discusso con le altre opposizioni anche sulla possibilità di dare vita ad un governo di transizione per superare questa fase drammatica. E’ il Pd, con la sua forza, che ha impedito insieme alle altre forze dell’opposizione che Berlusconi facesse un blitz alla chetichella sulla proscrizione breve. Da tempo il segretario, Pier Luigi Bersani, avverte: il ciclo è finito, ma lui è ancora forte: cercherà di scassare le mura della casa comune, pur di restare al potere. Da tempo si lavora alla predisposizione di un programma alternativo di governo sul quale avviare un confronto con tutte le opposizioni di centrosinistra e di centro. E’ uno scontro che presuppone tenacia, tenuta, fiato lungo. E non a caso tutti i sondaggi indicano una costante crescita del consenso verso il Pd e un rafforzamento della leadership del suo segretario nazionale. Ieri Walter Veltroni ha lanciato l’ennesimo grido di allarme sul pericolo che Berlusconi faccia cadere l’Italia nell’abisso. Tutto è necessario pur di impedire questa deriva, ha detto Veltroni, rilanciando la proposta avanzata insieme a Pisanu di un governo di decantazione, di transizione, per impedire questo esito infausto. In una lunga intervista a Il Corriere della Sera, oggi Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, chiede di andare subito al voto politico, perché il paese non può andare avanti in questo modo. Tra le altre cose Il Messaggero ha chiesto al vicesegretario del Pd, Enrico Letta, perché il Pd non chiede a Napolitano di sciogliere subito le Camere. Risposta: «Noi vogliamo le elezioni anticipate. Ma Napolitano è l`architrave che, in una situazione di conflitto permanente creata da Berlusconi, tiene insieme le istituzioni. Il Pd non deve complicare ulteriormente il lavoro del Presidente, già difficilissimo, tirandolo per la giacca».

Fonte: Ufficio dei Circoli PD

martedì 5 aprile 2011

BINDI: E' NOSTRO DOVERE SCENDERE IN PIAZZA

«Governo pericoloso. E' nostro dovere scendere in piazza» Intervista a Rosy Bindi di Simone Collini - L'Unità


La situazione è di una gravità senza precedenti nella storia repubblicana di questo paese. Già soltanto la consapevolezza di questo giustifica una mobilitazione permanente». Rosy Bindi denuncia la «dittatura della maggioranza» in atto e definisce «doveroso» per il Pd e per tutti gli altri partiti e sindacati e associazioni che oggi animeranno il "Democrazia day` «offrire le occasioni per far esprimere ai cittadini il disagio, il dissenso, e anche le proposte di fronte a un governo inconcludente e pericoloso». Presidente Bindi, il Pd è sceso in piazza I`8 marzo, ha organizzato un sit-in per la scuola, un altro contro le leggi ad personam e ora un altro ancora per dignità dei Parlamento: sicuri che sia la strategia giusta? «Giusta? Doverosa. Il limite è stato ampiamente superato. Sono a repentaglio la democrazia e i diritti costituzionali». Non è la prima volta che lanciate un simile allarme... «Ormai non solo si vogliono piegare le leggi alle esigenze di una persona, ma la maggioranza ora voterà in Parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak. Cioè attraverso un voto si arriva a stravolgere la realtà, pur di sottrarre Berlusconi a un processo. Se non è dittatura della maggioranza questa...». Per questo ha proposto di abbandonare l`Aula, suscitando reazioni infastidite anche all`interno del suo partito? «Chiariamo subito: io non ho mai proposto l`Aventino. E non è neanche rispettoso nei confronti di chi in quel periodo fece una scelta così drammatica usare con tanta leggerezza un simile termine. Io dico che noi dobbiamo stare in Parlamento, e starci in maniera sempre più forte, organizzata, determinata. Ma siccome non bastano le trasmissioni televisive e neanche l`organizzazione del partito per costruire un collegamento con tutto ciò che si è messo in moto nel paese, noi dobbiamo stare anche fuori dal Parlamento. E dobbiamo anche, se necessario per denunciare la dittatura della maggioranza, prendere in considerazione l`ipotesi di abbandonare l`Aula. Del resto, lo abbiamo fatto più volte alla Camera e al Senato anche quando erano segretario Veltroni e poi Franceschini. Sinceramente, non capisco il perché di alcune reazioni». Non teme che questa vostra "mobilitazione permanente" influisca negativamente nel rapporto con I`Udc? «Ognuno ha il suo modo di fare opposizione e dobbiamo rispettarci nella nostra diversità. Nelle sedi parlamentari il lavoro è sempre più unitario e sta dando risultati. Dopo di ché, lo stesso Parlamento può essere il luogo adatto per scrivere insieme un codice di comportamento comune. Ricordandoci anche che c`è una forza non presente in Parlamento, Sinistra e libertà, con la quale non possiamo però pensare di non avere rapporti». Per arrivare a quella coalizione ampia, costituente, tra progressisti e moderati, a cui punta Bersani? «E la scelta giusta per ricostruire dopo questo governo inconcludente e pericoloso. Pensiamo all`immigrazione: hanno creato ad arte tensione e poi la situazione è degenerata. Alfano ha parlato di una riforma epocale della giustizia e poi hanno violentato il Parlamento con le leggi ad personam, tra l`altro in maniera impotente, senza approvarle». L`Udc su quella riforma si è detto disponibile al confronto. «Se è per questo anche qualcuno all`interno del nostro partito. I fatti purtroppo hanno dato ragione a chi diceva che non ci sono le condizioni per sedersi al tavolo e discutere nel merito» . Pensa che questa vostra mobilitazione permanente sia compatibile col richiamo di Napolitano a mettere fine a questo clima di tensioni? «Le tensioni le provocano i ministri che offendono il Parlamento. Non le creiamo noi, né le manifestazioni e i cittadini che vogliono difendere la Costituzione».


http://beta.partitodemocratico.it/doc/206112/governo-pericoloso-e-nostro-dovere-scendere-in-piazza.htm

BERSANI SUGLI IMMIGRATI