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sabato 3 aprile 2010

ANALISI DEL VOTO REGIONALI 2010 A GERENZANO

Proviamo innanzitutto a confrontare il comportamento dei gerenzanesi alle urne in occasione delle regionali del 28-29 marzo con quello delle europee di soli nove mesi prima.

Il dato eclatante, qui come in tutto il resto d’Italia, è quello relativo al fortissimo astensionismo; e il fatto è tanto più significativo in quanto tradizionalmente le Europee sono elezioni poco sentite, capaci di portare meno elettori ai seggi, mentre le Regionali interessano e coinvolgono i cittadini quasi quanto le Politiche.

In termini di voti assoluti hanno perso consenso tutti i partiti: il Pdl, presentato dai media come uno dei vincitori della tornata elettorale, pur godendo del traino di Formigoni, ha perso a Gerenzano ben 357 voti, il 21 percento di quelli avuti in dote lo scorso anno (e sul suolo nazionale il calo del partito di Berlusconi è stato addirittura del 26 percento!). La coalizione di centrodestra regge comunque grazie alla Lega, che sostanzialmente conserva tutti i suoi voti, e così aumenta le in maniera considerevole le proprie percentuali e il proprio peso politico. Come altrove anche a Gerenzano, nonostante qualche affanno a livello amministrativo e lo scivolone dell’articolo xenofobo dell’assessore Borghi, il consenso del partito di Bossi sembra non soffrire scalfitture.

Il Pd vede a sua volta vaporizzarsi ben 130 voti, solo in parte assorbiti dal Movimento a Cinque Stelle di Beppe Grillo (97 voti), dai Pensionati (102 voti, ma di sicuro drenati anche dallo schieramento di centrodestra, sebbene per le Regionali i Pensionati sostenessero Penati), e forse anche dai Verdi (40 voti), assenti nel 2009, che probabilmente hanno intercettato in prevalenza consensi persi per strada da Rifondazione e da Sinistra e Libertà.

Buona la tenuta dell’Idv di Antonio Di Pietro (solo 32 voti in meno), considerando che forte era il pericolo che il partito fosse penalizzato dall’ingresso nell’agone politico di Beppe Grillo, rispetto al quale Di Pietro ha sempre mostrato una certa prossimità.

Una vera disfatta, infine, è quella subita a Gerenzano dall’Udc, che perdendo 122 voti ha visto volare via quasi il 40 percento dei consensi raccolti nel 2009; la “strategia dei due forni” di Casini, con tutta evidenza, non ha convinto i gerenzanesi.

Chiudo con una considerazione: il manifestarsi di una propensione all’astensionismo così cospicua è un fenomeno che nessuno può permettersi di sottovalutare, nemmeno la Lega, che per ora ne è stata solo sfiorata. Se si tiene conto che il non voto ha riguardato il 35 percento degli aventi diritto, e che più della metà degli astenuti ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, si capisce come il possibile successo delle singole formazioni politiche nelle prossime tornate elettorali (comprese le amministrative del 2012 a Gerenzano) passa per la capacità di attirare nella propria orbita una quantità di giovani ideologicamente disorientati o diffidenti nei confronti di tutto ciò che concerne la gestione della cosa pubblica.

Stefano Gianni