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lunedì 16 luglio 2012

MOZIONE: MANCATO RISPETTO DELLA PARITÀ DI GENERE NELLA GIUNTA COMUNALE DI GERENZANO.

Gerenzano, 6 Luglio 2012 - Egregio Signor Sindaco,


Considerato che una Giunta costituita da soli uomini non garantisce il principio delle Pari Opportunità in tema di nomine né rappresenta una parte dell’elettorato, costituito da persone di sesso femminile
Considerato che l’attuale Giunta del Comune di Gerenzano è composta di soli uomini e che tale situazione non solo viola la Costituzione (in particolare l'art. 3 che proclama l'uguaglianza formale e sostanziale anche di genere e più specificatamente e l'art. 51 secondo cui: “tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”) ma anche le norme europee, lo statuto comunale, ed ora i pronunciamenti dei TAR sul tema;
Considerato che in numerosi casi i TAR hanno annullato delibere di giunta non rispettose del principio della parità di genere e che il gruppo Gerenzano Democratica ha valutato, prima di predisporre la presente mozione di presentare un ricorso al TAR Lombardia, scegliendo poi di non procedere in questa direzione per non gravare i cittadini gerenzanesi dei costi di un nuovo procedimento giudiziario contro il Comune,
Considerato che il comma 3 dell’art. 6 del D. Lgs 267 stabilisce che: "Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125, e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti"
tutto ciò considerato, il gruppo Gerenzano Democratica – Centrosinistra Unito
INVITA
il Sindaco di Gerenzano a procedere alla modifica della Giunta con una nuova compagine assessoriale, in modo tale da assicurare la presenza equilibrata e rispettosa di entrambi i sessi al fine di non incorrere nella violazione delle norme europee, costituzionali, legislative e statutarie summenzionate

INVITA ALTRESI'

il Sindaco di Gerenzano a compiere ogni sforzo, vincendo tutti gli ostacoli che possono frapporsi al perseguimento del principio di parità di genere, per ripristinare quanto disposto dalle norme in rassegna.
Gerenzano Democratica – Centrosinistra Unito

Pier Angelo Gianni

giovedì 14 gennaio 2010

CROCIFISSO EUROPEO

A proposito dell’esposizione del Crocifisso nelle aule e negli uffici pubblici in Italia, ho letto la sentenza della Corte europea, una lettura che consiglio a tutti, e proprio sulla base dei contenuti di questa sentenza mi vengono spontanee due riflessioni :
Certamente i cristiani, e anche moltissimi non credenti, vedono nel Crocifisso un simbolo di Amore, Fratellanza, Pace e quant’altro, e tutti vorremmo che fosse così; ma non si può nascondere che questa rappresentazione rimane parziale se nasconde il fatto che per moltissimi, ma non è certo il numero che conta in questi casi, il Crocifisso rappresenta esattamente il contrario. Senza scomodare tutte le vittime che in nome del Crocifisso ci sono state nella Storia penso per es. a quei minori che hanno subito abusi sessuali ad opera della gerarchia ecclesiastica ( 2500 in Irlanda, altre migliaia in America e quanti anche in Italia!) o ai tantissimi giovani che abbandonano il Crocifisso perché vi vedono il simbolo di un’educazione repressiva e mortificatrice, basata sui sensi di colpa o sull’imposizione di doveri formali fino all’ipocrisia e al perbenismo più conformista. Forse tutti i simboli religiosi, anche delle religioni più antiche, assumono inevitabilmente una duplice valenza, una faccia positiva e pubblica accanto ad un’altra negativa, ma privata; sembra però che nel coro di voci che si sono alzate in questa circostanza a spiegare i molteplici significati del simbolo religioso sia mancato il riconoscimento del ‘negativo’ che spesso l’accompagna, nella Storia e nell’oggi, e ciò non a detrimento del Simbolo, ma per onestà verso il Crocifisso stesso.
Dalla lettura della sentenza si evince che l’obbligo di esposizione del Crocifisso è un retaggio del Fascismo e della monarchia savoiarda, perché deriva da due decreti regi del 1924 e del 1928, giustificati allora dall’essere l’Italia uno Stato Confessionale, avente come religione di Stato la religione cattolica; una giustificazione che oggi non ha più nessun valore, dopo la revisione del Concordato nel 1984, che definisce lo Stato italiano come Stato Laico, analogamente agli altri Stati europei, neutrale rispetto alle varie religioni praticate dai suoi cittadini, in quanto non più confessionale. E’ evidente quindi che l’attuale obbligo di esposizione è un privilegio riservato alla Chiesa cattolica che non ha più giustificazione legale, ma si giustifica semplicemente sulla base di una tradizione. Vogliamo conservare questa tradizione ? Facciamolo pure, Leggi europee permettendo, se questo ci mette la coscienza a posto, ma senza scomodare le grandi parolone dei Valori e della Storia, e chiamiamo semplicemente e onestamente “ privilegio della Chiesa cattolica” l’obbligo di esposizione del Crocifisso, ormai del tutto anacronistico.
Del tutto fuori luogo è dunque parlare di una ‘crociata laicista contro il Crocifisso’; lasciamo alla LEGA questa demagogia populista che va in piazza a chiedere le firme per mantenere in vita un Decreto del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, emanato sotto la dittatura Fascista ( sarebbe questo il rinnovamento che vuol portare la LEGA ?) e cerchiamo invece di fare un passo avanti in questa vicenda. Forse c’è bisogno che lo STATO capisca che, per essere uno STATO laico, come c’è scritto nella Costituzione, non ha bisogno di concedere privilegi ad una particolare Religione oltre a quelli riconosciuti anche alle altre Religioni, come accadeva nello Stato Confessionale Fascista, utilizzando magari tali privilegi come strumenti per ottenere consenso politico ; e che la Chiesa capisca che per diffondere e difendere il Crocifisso non c’è bisogno di mantenere l’obbligo della esposizione nelle aule, dove ovviamente giace nella più totale indifferenza; la Chiesa gode già, infatti, di tutte le libertà di diffondere e difendere il Crocifisso anche senza la sua esibizione ed esposizione obbligatoria negli uffici pubblici e nelle scuole, dove rischia di sembrare una pura e semplice manifestazione del potere di una religione, difficile da giustificare in una società già multietnica e indirizzata a diventarlo sempre di più. PA Pedersini