«Governo pericoloso. E' nostro dovere scendere in piazza» Intervista a Rosy Bindi di Simone Collini - L'Unità
La situazione è di una gravità senza precedenti nella storia repubblicana di questo paese. Già soltanto la consapevolezza di questo giustifica una mobilitazione permanente». Rosy Bindi denuncia la «dittatura della maggioranza» in atto e definisce «doveroso» per il Pd e per tutti gli altri partiti e sindacati e associazioni che oggi animeranno il "Democrazia day` «offrire le occasioni per far esprimere ai cittadini il disagio, il dissenso, e anche le proposte di fronte a un governo inconcludente e pericoloso». Presidente Bindi, il Pd è sceso in piazza I`8 marzo, ha organizzato un sit-in per la scuola, un altro contro le leggi ad personam e ora un altro ancora per dignità dei Parlamento: sicuri che sia la strategia giusta? «Giusta? Doverosa. Il limite è stato ampiamente superato. Sono a repentaglio la democrazia e i diritti costituzionali». Non è la prima volta che lanciate un simile allarme... «Ormai non solo si vogliono piegare le leggi alle esigenze di una persona, ma la maggioranza ora voterà in Parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak. Cioè attraverso un voto si arriva a stravolgere la realtà, pur di sottrarre Berlusconi a un processo. Se non è dittatura della maggioranza questa...». Per questo ha proposto di abbandonare l`Aula, suscitando reazioni infastidite anche all`interno del suo partito? «Chiariamo subito: io non ho mai proposto l`Aventino. E non è neanche rispettoso nei confronti di chi in quel periodo fece una scelta così drammatica usare con tanta leggerezza un simile termine. Io dico che noi dobbiamo stare in Parlamento, e starci in maniera sempre più forte, organizzata, determinata. Ma siccome non bastano le trasmissioni televisive e neanche l`organizzazione del partito per costruire un collegamento con tutto ciò che si è messo in moto nel paese, noi dobbiamo stare anche fuori dal Parlamento. E dobbiamo anche, se necessario per denunciare la dittatura della maggioranza, prendere in considerazione l`ipotesi di abbandonare l`Aula. Del resto, lo abbiamo fatto più volte alla Camera e al Senato anche quando erano segretario Veltroni e poi Franceschini. Sinceramente, non capisco il perché di alcune reazioni». Non teme che questa vostra "mobilitazione permanente" influisca negativamente nel rapporto con I`Udc? «Ognuno ha il suo modo di fare opposizione e dobbiamo rispettarci nella nostra diversità. Nelle sedi parlamentari il lavoro è sempre più unitario e sta dando risultati. Dopo di ché, lo stesso Parlamento può essere il luogo adatto per scrivere insieme un codice di comportamento comune. Ricordandoci anche che c`è una forza non presente in Parlamento, Sinistra e libertà, con la quale non possiamo però pensare di non avere rapporti». Per arrivare a quella coalizione ampia, costituente, tra progressisti e moderati, a cui punta Bersani? «E la scelta giusta per ricostruire dopo questo governo inconcludente e pericoloso. Pensiamo all`immigrazione: hanno creato ad arte tensione e poi la situazione è degenerata. Alfano ha parlato di una riforma epocale della giustizia e poi hanno violentato il Parlamento con le leggi ad personam, tra l`altro in maniera impotente, senza approvarle». L`Udc su quella riforma si è detto disponibile al confronto. «Se è per questo anche qualcuno all`interno del nostro partito. I fatti purtroppo hanno dato ragione a chi diceva che non ci sono le condizioni per sedersi al tavolo e discutere nel merito» . Pensa che questa vostra mobilitazione permanente sia compatibile col richiamo di Napolitano a mettere fine a questo clima di tensioni? «Le tensioni le provocano i ministri che offendono il Parlamento. Non le creiamo noi, né le manifestazioni e i cittadini che vogliono difendere la Costituzione».
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