Oggi sono di lotta e di cadrega. Lo scandalo alla Regione Lombardia, il Pirellone assediato, l'ombra della 'ndrangheta: non è mai abbastanza per arrendersi
Duri e puri. Lontani dagli scandali dei palazzi romani, predicavano la
secessione, l'amore incondizionato per la Padania, leggendario
territorio bagnato dal fiume sacro Po. Come delle incarnazioni di
William Wallace anche loro, cuori impavidi, urlavano libertà. Erano i
leghisti, i verdi paladini della sicurezza incontaminata del Nord.
Oggi Lega fa rima con “cadrega”, ovvero poltrona: non certo un modello Ikea ma uno scranno rosso .
Lo
scandalo nella Regione Lombardia è un esempio della conversione. Si
comincia la mattina dopo l'arresto dell'assessore regionale Domenico
Zambetti con le dichiarazioni del segretario lombardo Matteo Salvini
che annuncia in uno stato ancora onirico di essere “orgoglioso dei
nostri consiglieri e assessori perché disposti a dimettersi, dimostrando
così che non siamo attaccati alle poltrone. Vorrei che fosse chiaro a
tutti – aggiunge forse alzando il kilt scozzese in segno di sfida - che
per noi la puzza della 'ndrangheta dentro l'istituzione Regione è
insopportabile”.
Non avendo ricevuto alcun ragguaglio su come
proseguire, se continuare ad accelerare o fermarsi, decide per un
“Formigoni prenda atto che ha sbagliato nominando un assessore che aveva
contatti con la 'ndrangheta. Per questo noi chiediamo l'azzeramento
totale della giunta. Tra noi c'è forte consapevolezza che si voterà in
primavera. Al voto il Carroccio si presenterà probabilmente da solo, sia
alle regionali sia alle politiche”. Salvo poi mettere una mano di
dietro e ricordare che “è questa la richiesta che sale dalla nostra
base. Ma decideremo all'assemblea federale convocata a febbraio”.
Insomma non si sa mai.
Quindi è il momento per rispondere a Roberto Saviano,
che a 'Italia In Controluce' su Radio 24 accusava la Lega di avere
“profonda responsabilità del dilagare della 'ndrangheta al Nord perché
ha taciuto, anzi ha attaccato chiunque parlasse di legame tra economia
settentrionale e criminalità organizzata!".
“Sciur Saviano –
tuona Salvini - invitandoLa a sciacquarsi la bocca prima di pronunciare
la parola 'Lega', La invitiamo a riparlare quando avrà ottenuto un
decimo dei risultati che la Lega, con Maroni e i suoi... Sindaci, ha
ottenuto nella lotta alle mafie. C'è chi chiacchiera, c'è chi fa!”
“P.s.
Le ricordo – aggiunge - che la 'ndrangheta e le altre mafie non sono
nate in Lombardia, in Veneto o in Piemonte, ma sono un 'gentile dono'
esportato da altre terre tramite quel soggiorno obbligato contro cui la
Lega combatteva quando Lei giocava ancora coi pupazzi”.
Petto in
fuori e tutto gonfio, SuperSalvini ha solo dimenticato un dettaglio: se
la 'ndrangheta è presente nella Regione Lombardia oggi, come la si può
combattere oggi? Ci dimettiamo oggi? Oggi che si fa?
La giornata trionfale del segretario lombardo si conclude però con un epilogo inatteso. Sono bastate due chiacchiere con Maroni e Bossi. Stringiamoci la mano e arriviamo compatti fino al...
2013? 2015? Dai non mettiamo delle date ora che portano male, piuttosto accendi la Tv che sta iniziando il Tg1.
Il Polemista
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