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giovedì 14 gennaio 2010

L'OSSESSIONE DEL DIALETTO

Da molte settimane televisioni e giornali ci informano giornalmente sulle proposte leghiste di introdurre i dialetti nelle scuole e di obbligare i professori a sostenere un improbabile esame di dialetto per poter insegnare.
Questa del dialetto, per la Lega Nord, è una vera ossessione alla quale anche i leghisti gerenzanesi non si sottraggono. Si veda l’articolo “Valorizziamo le nostre tradizioni” pubblicato dall’assessore alla cultura Elena Galbiati nell’ultimo numero di Filodiretto (foglio di propaganda leghista pagato dai contribuenti e spacciato per giornalino comunale, sul quale le opposizioni non hanno diritto di parola).
L’assessore esordisce affermando di volerci intrattenere su un argomento che ai gerenzanesi sarebbe “assai caro” e cioè “la salvaguardia delle tradizioni locali e del nostro dialetto”. Sarebbe interessante sapere in base a quali informazioni l’assessore ritiene che la difesa del dialetto sia una priorità per i cittadini gerenzanesi. Lei non si degna di dare spiegazioni. Da parte nostra riteniamo che i gerenzanesi abbiano problemi più seri, cui la Lega è assolutamente incapace di dare risposte.
Secondo Galbiati “in un’epoca come la nostra di cambiamenti sociali sempre più veloci, di globalizzazione e di multietnicità” sarebbe “fondamentale valorizzare la nostra genuinità culturale, le nostre tradizioni e il nostro dialetto […] perché rappresentano la più vera ed autentica testimonianza del nostro passato, ma anche le solide basi sulle quali le nuove generazioni costruiranno il loro futuro”. A noi sembra, invece, che proprio la globalizzazione imponga a chi ha responsabilità pubbliche di impegnarsi per garantire alle nuove generazioni la possibilità di essere cittadini del mondo, cosa abbastanza difficile attraverso il dialetto ma sicuramente facilitata dalla conoscenza dell’inglese. A questo proposito ricordiamo che tutti gli studi internazionali mostrano come i giovani italiani siano agli ultimi posti in Europa per conoscenza dell’inglese e pensiamo che anche i comuni dovrebbero fare la loro parte per colmare questo divario.
Quando, poi, andiamo a vedere in cosa, concretamente, si esplicherebbe la volontà dell’amministrazione leghista di preservare dialetti e tradizioni scopriamo che il tutto si riduce all’apposizione di inutili targhe in cotto davanti ai portoni delle corti di Gerenzano, con i nomi in dialetto dei cortili. Peccato che quei cortili non abbiano conservato quasi nulla di storico ma siano ormai solo vecchie case rimaneggiate, anche di recente, senza il rispetto di alcun criterio di conservazione. E su questo l’attuale giunta ha enormi responsabilità, visto che ha sempre favorito la costruzione di nuovi palazzoni (come gli ecomostri di via Stazione) invece di investire seriamente sul recupero del centro storico. Salvo poi lamentarsi che il centro sia diventato una casbah popolata solo da immigrati.
Concludiamo con una proposta. Invece di gettare denari in difesa di non meglio precisate tradizioni gerenzanesi (l’oca a Natale?) o per pagare compagnie teatrali dialettali di modesto valore artistico, il Comune potrebbe più utilmente utilizzarli per creare delle borse di studio per studenti gerenzanesi meritevoli ma privi di mezzi, in modo che possano trascorrere una vacanza-studio in Inghilterra per migliorare il proprio inglese. Questo significherebbe fare, davvero, cultura a Gerenzano. Aprire i nostri giovani al mondo e non rinchiudersi in un recinto di grettezze e paure, illudendosi di difendersi dal mondo che cambia usando come scudo una targa in cotto.

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